Panini al mais e farina integrale

Oggi si festeggia, in tutto il Mondo,  un alimento che io personalmente adoro e di cui mai e poi mai riuscirei a privarmi: il pane. La Giornata Mondiale del Pane è nata per celebrare il re della tavola, voluta ed istituita nel 2006 dall’Unione Internazionale dei Panettieri e Panettieri-Pasticceri con l’intento di incoraggiare le persone a comprare un buon pane o a produrlo e cuocerlo in casa propria. E il Calendario del Cibo Italiano non può che unirsi a questo appello facendolo proprio e declinandolo in tante ricette una più bella dell’altra.

Il pane è per definizione un alimento povero e bastano pochi semplici ingredienti per prepararlo: farina, acqua e lievito. Ma è sufficiente aggiungere qualcosa, variare la forma, lavorare per più o meno tempo l’impasto e i risultati possono essere molteplici e sorprendenti.

Ammetto di non averlo preparato spessisimo ultimamente, ma proprio grazie a questa giornata ho deciso di rimettere le “mani in pasta” ed ho così riscoperto tutto il piacere di creare in casa un alimento nutriente, sano e gustoso. E adesso non vedo l’ora di tentare nuovi esperimenti e di testare nuove ricette….la panemania mi ha contagiata di nuovo 🙂 Perchè, davvero, non c’è nulla di più bello e soddisfacente del preparare il pane per le persone che amiamo! Qundi bando agli indugi e prova anche tu: una volta che avrai iniziato ad apprezzare la bellezza e la soddisfazione che si prova impastando ed attendendo la lievitazione ne sono certa: preparare il pane in casa diventerà un gesto d’amore irresistibile anche per te.

In onore di questa giornata ho scelto di cimentarmi con un pane davvero povero: i panini al mais e farina integrale.Ma prima di spiegarti i motivi di questa scelta mi piace poterti raccontare una breve storia di questo alimento.

Fino ai primi del Novecento, nelle campagne padane e nelle adiacenti zone di montagna, il mais (o granoturco) costituiva la base della dieta per la popolazione più povera e veniva consumato perlopiù sotto forma di polenta.

Ma quando si riusciva a reperire un poco di farina di grano – quella integrale, che di farina bianca nelle campagne non restava nemmeno un grammo – ecco che a tavola si poteva finalmente consumare del pane! Un pane povero, certo non paragonabile al soffice pane bianco destinato alle classi più abbienti ma comunque sufficiente a spezzare la monotonia del desco e a portare un soffio di aria di festa a chi aveva ben pochi motivi per festeggiare.

Con il dopoguerra il pane di mais ha conosciuto lo stesso oblio di tutti i pani di frumento non raffinato, sostituiti totalmente dal pane bianco con la sua valenza simbolica di allontanamento dei fantasmi di guerra e povertà. La rivalutazione dei pani “alternativi” – di mais, frumento integrale, segale – è storia recente: il diffuso benessere e la maggior coscienza alimentare ha reso possibile la loro trasformazione da simbolo di povertà a fonte di ricchezza gastronomica e nutrizionale.

Ed ecco allora anche la riscoperta del pane di mais il cui sapore insolito, ma immediato e rustico, lo rende adatto ad abbinamenti sia dolci che salati. Mi piace pensare a questo pane come a un alimento che, se nel passato è riuscito a portare un’oncia di buonumore a chi non aveva niente, oggi può nutrire il nostro corpo con una energia sana e pulita.

Aiutandoci magari anche a ricordare che fare il pane in casa è un piacere a cui tutti possiamo accedere ogni giorno con semplice, genuina facilità.