“Solleva la natura, Dio è sotto.”
Victor Hugo
a cura di Roberto Babini
Daniele Cernilli, alias DoctorWine, che non ha bisogno certo di presentazioni, parlando di lui ha titolato un suo articolo “È nata una stella”.
Francesco Saverio Russo, wineblogger tra i più seguiti sul web, lo ha descritto come “persona di grande competenza e sensibilità ….. vignaiolo che sa rispettare il vino in senso stretto e in senso lato, dalla vigna al bicchiere!”
Bene, Vi presento Alessandro Bovio, enologo, vignaiolo o come si definisce lui il semplice contadino di “Le More Bianche”, piccola azienda vinicola di Magliano Alfieri all’interno dell’area di denominazione del Roero Docg.
Non avevo ancora letto gli articoli che ho citato quando lo ho incrociato davanti al suo banco di assaggio al Livewine 2019 di Milano: un breve scambio di informazioni sui suoi vini e sulla pratica agricola, assaggi convincenti in un crescendo di sensazioni positive e le mie parole che escono senza pensarci e che potevano suonare sgarbate “no…no…basta così: oggi non è cosa, dobbiamo vederci in cantina!”.
E quindi eccomi qui, davanti allo splendido gelso secolare che si erge maestoso nel cortile di casa e dai cui frutti prende il nome l’azienda agricola: Alessandro mi si fa incontro e senza troppi fronzoli, dopo un sorriso aperto ed una stretta di mano vigorosa mi dice “dai, andiamo giù in vigna”.
Vignaiolo-enologo di grandissima esperienza, nella sua ormai ventennale attività di consulenza per diverse cantine ha sviluppato una certa sensibilità verso la rinaturalizzazione del lavoro in vigna.
Nel 2013 nasce la sua prima figlia e Alessandro inizia a chiedersi molte cose, decidendo di non fare più trattamenti almeno nei pressi dell’abitazione.
Il tempo passa e le risposte arrivano: il 2015 è l’anno della svolta che porta Alessandro ad intraprendere in maniera convinta la strada etica del biologico, anche se non certificato, forte della consapevolezza di quello che si deve e non si deve fare in vigna se si vuole mantenere un atteggiamento di rispetto verso la natura.
Da allora ad oggi sono passati 4 anni nei quali Alessandro ha notato come la terra è via via cambiata in meglio, diventando più soffice, ricca di nutrimento e di vitalità. Le uve sono più sane e cariche di sostanze e i vini ne escono più pieni e con una molteplicità crescente di sfaccettare.
La vigna di Le More Bianche è uno splendido giardino fiorito con piante di ogni tipo che attirano insetti utili a ricreare la naturalità dell’ambiente: papaveri, leguminose per un 30% (leccia e favino con i suoi fiori che sembrano piccole orchidee), graminacee altro 30%, pianticelle spontanee, canapa sativa, facevia, e tante altre, spontanee o seminate, il tutte per favorire biodiversità nel vigneto.
Andando a fiore, tutte queste varietà attirano diverse specie di insetti utili alla biodiversità e all’equilibrio dell’ambiente: ad Alessandro si illuminano gli occhi quando ci descrive di come, con questa pratica naturale di gestione della vigna, dopo tanti anni di assenza sono ritornati i grilli (e devo dire che si sentono frinire tutto intorno a noi mentre camminiamo e chiacchieriamo di vino, natura, ecc.) e da qualche periodo comincia a rivedere anche le lucciole.
La monocultura che si è diffusa un po’ in tutti i territori vitati è una pratica agricola che porta a ridurre la biodiversità, e nel suo piccolo Alessandro cerca di andare un po’ controcorrente, per esempio piantando lungo tutto il perimetro della sua vigna una siepe di carpino, nell’intento proprio di inserire un nuovo elemento in grado di potenziare la naturalità della sua vigna.
Rame e zolfo…..e niente altro per gestire la salubrità delle proprie piante, ma anche pratiche di biodinamica, come il corno letame (letame di mucca allevata al pascolo di montagna, messo in corno di mucca che ha gravidato, ed interrato per 6 mesi), in grado di arricchire la terra con materiale organico naturale.
Lo sguardo da sognatore per un attimo si fa serio e noto una vena di tristezza nei suoi occhi “I trattamenti preventivi contro la flavescenza dorata sono un obbligo di legge e devo farli, e questo mi fa male dentro, va contro il mio pensiero di gestione della vigna: quando tratto si spiana tutto, api, grilli, insetti, essenze varie…tutto quello in cui credo. Mi piange il cuore. Per assurdo anche il rame stesso, consentito in BIO, non fa proprio bene alla biodiversità: quando lo passo, quel poco che uso, i grilli per alcuni giorni spariscono…poi ritornano, ma per una settimana non gira anima viva in vigneto”.
Ma il sorriso gli ritorna subito quando per caso noto una pianta piena di afidi (pidocchi delle piante) “Ecco, vedi cosa intendo: i pidocchi sono molto positivi per la biodiversità perché a loro volta attirano le coccinelle che sono ghiotte di pidocchi e se ne cibano, un po’ come i fiori per attirare le api. Così si ricostruisce la natura bella e che mi piace! Okay…andiamo ad assaggiare qualcosa?” Beh, come dire di no.
La semplicità con cui Alessandro ti spiega la sua gestione della vinificazione è sconcertate per chiarezza ed essenzialità, e come per la gestione della vigna in cantina si fa quel poco che basta per trasformare il frutto in vino: fermentazioni con piede di avvio, nessun lievito inoculato, e macerazioni a cappello sommerso, rimontaggi fatti all’aria ascoltando e guardando la massa liquida, per capire cosa ha bisogno in quel momento e poter quindi dosare la profondità e l’intensità dell’operazione.
In cantina si procede con botti grandi usate affinchè il legno doni eleganza senza marcare eccessivamente il vino con i suoi sentori; interessante è l’impiego di clavier in ceramica che garantiscono una micro ossigenazione simile al legno ma con risultati differenti sull’evoluzione del vino
In tutto ciò c’è la grande sensibilità di Alessandro nel sentire l’uva ed il vino con un atteggiamento quasi paterno.
“Ecco, i miei vini li voglio fare così, voglio essere rispettoso della terra, gestire la vinificazione con quei pochi gesti, i minimi necessari per ottenere il vino che mi piace”.
Ed ecco ciò che abbiamo assaggiato:
Da botte ed acciaio
- Nebbiolino 2018 vino facile facile non convenzionale per tutti giorni, da bere anche fresco in estate….ma la produzione 2018 è già tutta venduta prima dell’imbottigliamento!!!!
- Barbera 2018 fruttata e facile, non troppo corpo e muscolo, acidità e tannino molto delicati, lievi note tostate al naso;
- Barbera 2018 Superiore in botte da 1750 ettolitri, stessa vigna ma selezione di uve da dove la terra è più magra, calcarea, e l’uva è più concentra. Vino già molto profondo sia di colore, che profumi che si esprimono su toni di composta di frutta che di gusto, pieno ed avvolgente.
- Roero 2018 (legno e Clavier): la parte in legno è già molto ben equilibrata e sembrerebbe già pronta, quella in clavier risulta un po’ chiusa anche se muove decisamente verso le parti più fruttate, sensazione dovuta ad una minor ossigenazione permessa dal contenitore, ma nell’immaginare l’unione delle due masse si prospetta un gran bel Roero per la vendemmia 2018.
- Roero 2017 (assemblato botte+clavier) a primo impatto meno consistente rispetto al 2018 da legno, ma l’affinamento finale tra acciaio e bottiglia potrebbe cambiare le carte in tavola: lasciamo che il tempo lavori nella sua azione di armonizzazione che porta a plasmare il prodotto finale.
Lasciandoci alle spalle la cantina e comodamente seduti attorno ad una tavola con un salamino per accompagnare, ci siamo ritrovati nel bicchiere il Roero 2016 – San Bernardo (menzione Geografica del Roero): grande struttura, corpo, finezza, ma quello che colpisce è l’armonia di questo vino da 14.5%, che si lascia bere con disincantata semplicità, un bellissimo esempio di eleganza enoica….averne in cantina di queste bottiglie!
I Progetti per il futuro? Da uomo concreto alcuni piccoli passi per completare la sua line up di vini
- un Nuovo vigneto a barbera (3000 mq) impiantata nel 2018 su terreno con matrice calcareo-marnosa, che andrà in produzione per una prima vendemmia di prova nel 2020 (giusto qualche barrique)
- uscire con un Roero arneis nella prossima stagione da una vigna presa in affitto in terreni sabbiosi per completare la sua proposta di territorio;
- impiantare su una piccola particella di 2000 mq un bianco “fuori zona”, per fare qualcosa di particolare e sul quale non si è voluto sbilanciare, ma dopo aver potuto constatare a parole e con i fatti la sua grande capacità e conoscenza della materia, non posso nascondere che la curiosità è tanta!
- da ultimo, il sogno di riuscire un giorno a produrre miele…ma questa è un’altra storia che speriamo prima o poi di raccontarvi!
Queste sono le storie che mi piace raccontare, questi sono i vignaioli che vano premiati per il pensiero che sta dietro ogni bottiglia, questi sono i vini che è bello portare sulle nostre tavole!
Ciao Alessandro…alla prossima bottiglia!
L’appuntamento con Roberto è con il prossimo articolo, che verrà pubblicato nella sezione “Storie di vino” del Magazine.
Se ci sono temi particolari che vorresti approfondire lascia un commento qui sotto, Roberto sarà felice di confrontarsi con te
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